Silvestro Lega, romagnolo di nascita, giunge a Firenze nel 1843 e si forma presso l’Accademia di Belle Arti con Giuseppe Bezzuoli. Dal 1844 frequenta lo studio di Luigi Mussini e, insieme ad altri studenti dell’Accademia, partecipa alle imprese del 1948. Gli esordi di Lega sono segnati da una impostazione fondamentalmente accademica: nel 1951 espone all’Accademia il dipinto “Velleda”, tratto dai “Martiri Cristiani di Chateaubriand”, nel 1852 vince il concorso triennale dell’Accademia con “David che placa Saul al suono della cetra”. Nel 1854 inizia a frequentare gli artisti che si riunivano al Caffè Michelangelo, si accosta alla pittura en plein air e alla sperimentazione cromatica e luministica definita tecnica della macchia, senza tuttavia abbandonare le influenze puriste mediate dal Mussini, come nel Ritratto del fratello Ettore, uno dei molti eseguiti durante il soggiorno nella nativa Modigliana, a fine anni Cinquanta.
Nel 1861, all’Esposizione Internazionale di Firenze, espone “Imboscata di bersaglieri italiani in Lombardia”, dove applica le ricerche luministiche condotte in sintonia con i frequentatori del caffè Michelangelo, definiti in seguito macchiaioli, convertendosi quindi definitivamente, anche se tardivamente, alla macchia. Gli anni Sessanta segnano una fase di serenità e vitalità creativa, nota come stagione di Pergentina, dal nome della località vicino a Firenze dove Silvestro Lega si era ritirato a vivere e a dipingere, stimolato dalla presenza della giovane Virginia Batelli, che morirà precocemente pochi anni dopo. Partecipa in questi anni a numerose esposizioni in tutta Italia, ottenendo un certo successo e dipinge alcuni dei suoi capolavori, come “La curiosità” (1866 circa), “Il canto dello stornello” (1868), “Un dopopranzo” (1868), che rimangono tra le opere più alte dell’Ottocento italiano.
Nel 1870 ottiene il primo, vero riconoscimento vincendo la medaglia d’argento alla Mostra Nazionale di Parma, nello stesso anno muore Virginia Batelli e Silvestro Lega decide di tornare a Modigliana. Inizia una fase di crisi, aggravata dal sopraggiungere di una malattia agli occhi, la sua pittura si rivolge progressivamente a toni sempre più accesi, che confluiranno nel drammatico colorismo degli anni del Gabbro. Nel 1875 è di nuovo a Firenze dove, con Odoardo Borrani, apre una galleria d’arte in piazza Santa Trinita, che chiuderà dopo un anno; la sua pittura, quasi ignorata da critica e pubblico, continua a riscuotere l’apprezzamento dei colleghi Fattori, Signorini, Borrani, Zandomeneghi e Adolfo Tommasi, che diventerà il suo allievo prediletto.
Nel 1878 Silvestro Lega invia all’Esposizione Universale di Parigi “Il cuoco” e nel 1880 partecipa alla I Mostra Internazionale della Società Donatello con “Una scena di famiglia”. Agli anni Ottanta risalgono i più intensi ritratti di Lega e alcuni dei suoi paesaggi cromaticamente accesi, dipinti al Gabbro, nell’entroterra livornese, dove soggiorna per lunghi periodi, ospite della famiglia Bandini. Opere dipinte tra 1880 e 1895 sono “La lezione della nonna” (1881), “La signora Bandini sulla scala”, “Paesaggio al Gabbro” (1886), “Sul sagrato” (1888), “Sulle colline di Fiesole”.
Silvestro Lega muore nel 1894, in povertà, all’Ospedale San Giovanni di Dio di Firenze.
Testi: Gioela Massagli
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