Nato a Livorno in una famiglia benestante, a diciotto anni conosce il pittore Ugo Manaresi e decide di abbandonare la fiorente attività paterna di spedizioni marittime per dedicarsi interamente all’arte. Inizia dipingendo dal vero, e scopre ben presto la predilezione per le marine: il porto, i fossi medicei, i velieri, i pescatori livornesi, diventano la sua principale fonte d’ispirazione. E’ inizialmente influenzato dall’ascendenza macchiaiola del maestro, che traduce però con accentuazioni divisioniste e maggiori semplificazioni.
Nel 1908 espone all’Accademia di Firenze. Si confronta anche con soggetti rurali, lavorando, negli anni della Prima guerra mondiale in Maremma, nel paese di Bibbona, dove conosce la moglie Orfa Ricucci, che sposa nel 1916 e che gli darà tre figli, Raul, Rina e Edda, frequentatori, insieme ad altri allievi, dello studio che Ricucci tenne in Borgo San Jacopo dalla fine degli anni Trenta. Si dedica occasionalmente anche a nature morte di estrema purezza, nel tratto e nel colore.
Nel 1920 è tra i fondatori del Gruppo Labronico, insieme a Baracchini Caputi, Natali, Romiti, Razzaguta ed altri artisti livornesi; partecipa a quasi tutte le mostre organizzate da quel sodalizio. Durante la Seconda guerra mondiale la casa livornese dei Renucci è distrutta da un bombardamento e il figlio Raul muore in mare, nel 1943. Nonostante i drammi subiti, ai quali si aggiunge la progressiva sordità, continua a dipingere.
Si trasferisce a Bibbona e, tra le sue ultime opere, predominano i paesaggi campestri. Vuole trascorrere gli ultimi mesi di vita nell’amata Livorno, dove muore nell’aprile 1947. Nel 1957 è ricordato con un’ampia retrospettiva presso la Galleria Cocchini di Livorno e, nuovamente, nel 1977 con una retrospettiva, questa volta con il patrocinio comunale, e la pubblicazione di una monografia.
Testi: Gioela Massagli
© Studio d’Arte dell’800