Riceve i primi insegnamenti artistici dal padre Gaetano, pittore paesista; dal 1862 al 1865 segue i corsi di Enrico Pollastrini all’Accademia di Firenze e frequenta la Scuola Libera del Nudo di Antonio Ciseri fino al 1868, anno in cui la salute cagionevole gli impone di trasferirsi presso la tenuta paterna del Poggetto, vicino a San Gimignano.
A Firenze si avvicina al circolo del Caffè Michelangelo, in particolare a Diego Martelli, che lo seguirà sempre con particolare affetto. Non si lega tuttavia eccessivamente al gruppo macchiaiolo dal quale lo distingue una ricerca più intimista e solitaria, che sfocia in soggetti campestri, in particolare le colline senesi sempre ritratte dal vero, evocative di una quiete e di una serenità fuori dal tempo. Nel 1870 dipinge “La fidanzata”, l’anno seguente “L’allegoria della musica” e “L’adolescente”. Alla Promotrice fiorentina del 1872 espone tre quadri di genere, riscuotendo un discreto successo, in particolare con “Filo elettrico”.
Nella primavera del 1875 soggiorna a Parigi con Francesco Gioli, Giovanni Fattori ed Egisto Ferroni, durante lo stesso anno espone alla galleria d’arte di Lega e Borrani in Piazza Santa Trinità. Svolge in quel periodo un’intensa attività espositiva in Italia e all’estero. Nel 1881 presenta le sue opere a Parigi, nel 1883 alla Royal Accademy di Londra, nel 1884 a Torino, nel 1887 a Venezia; nel 1888 la Nuova Società Promotrice lo premia per la “Benedizione dei campi”, l’anno seguente, all’Esposizione Universale di Parigi, ottiene un riconoscimento per “Ritorno da una festa”.
Nel 1891 gravi disturbi psichici lo costringono ad una degenza nell’ospedale psichiatrico di Siena; risale a questo periodo “L’Album con i ritratti dei malati di mente”, che in seguito regala all’amico Martelli. Superata la crisi, nel 1893, si ritira a Montemiccioli, fra Colle Val d’Elsa e Volterra e, nello stesso anno, espone “Le spigolatrici” alla Società di Belle Arti di Firenze, ottenendo un premio.
Il suo stile, come dimostrano opere quali “Le anitre” e “Gramignaie al fiume”, si evolve verso una maggiore luminosità e ricchezza cromatica. Partecipa nel 1896 alla Società di Belle Arti e, nel 1905, alla Biennale di Venezia; ad un anno dalla morte espone opere che confermano la sua tendenza alla solitudine e alla contemplazione.
Testi: Gioela Massagli
© Studio d’Arte dell’800