Firenze, alla fine del 1850, vide l’esordio di una compagnia di giovani pittori insofferenti all’insegnamento accademico. Essi solevano ritrovarsi nei locali del Caffè Michelangelo per poter discutere ed aggiornarsi sul fare della pittura, ed insieme ebbero la fortuna di poter visitare la vasta collezione di quadri del principe russo Demidoff nella sua villa a Firenze, ricca di quadri di pittori francesi come Ingres, Corot e Delacroix. Stiamo parlando di Telemaco Signorini e Serafino De Tivoli che furono insieme a Cristiano Banti e Vincenzo Cabianca i primi che si presentarono alla Promotrice di Torino con un linguaggio completamente rinnovato.
Furono chiamati “macchiaioli” per l’esasperata accentuazione del chiaroscuro tramite la stesura di “macchie” di colore. Nello svolgere il loro lavoro dimenticarono la nozione del “disegno” che precede l’elemento cromatico e di fatto privilegiarono la tecnica che allineava “macchie” di colore e di chiaroscuro: l’effetto all’occhio dello spettatore è guizzante e colmo di luce. Sempre di più si dedicarono alla pittura eseguita dal vero e per poter studiare la luce in ogni sua vibrazione la condizione necessaria era dipingere direttamente sul posto. Impossibile non recarsi all’aperto, all’interno dell’atelier non si potevano certo cogliere le intonazioni di luce necessarie per l’esecuzione dell’opera.
Ed insieme ai già menzionati ci furono Vito D’Ancona, Raffaello Sernesi, Giuseppe Abbati e Odoardo Borrani, che passarono un periodo molto fertile recandosi a dipingere a S. Marcello Pistoiese e poi Giovanni Fattori, il più appartato rispetto ai compagni, ma sicuramente il più grande. Coscienza critica, amico e sostenitore dei nostri fu Diego Martelli, che ebbe la possibilità di ospitarli ripetutamente nella sua tenuta a Castiglioncello negli anni che vanno dal ’61 al ’67. Fu così che si definì il periodo cosiddetto della “scuola di Castiglioncello”, proprio per il numero di opere che vennero prodotte grazie a questi rinnovati soggiorni che consentirono ai nostri artisti una totale immersione in quello splendido scenario della proprietà di Martelli. Contemporaneamente a Firenze maturava l’altra grande personalità dei macchiaioli, Silvestro Lega, che ci ha lasciato dei magnifici brani pittorici nel periodo in cui dipingeva in un quartiere fuori Firenze, chiamato Piagentina, alla fine degli anni sessanta. In seguito, agli inizi degli anni settanta, fecero parte della compagnia anche Giovanni Boldini e Giuseppe De Nittis, che successivamente si stabilirono a Parigi. E’ singolare pensare che proprio in questi stessi anni, con esattezza nel 1874, a Parigi nell’atelier del fotografo Nadar, esponevano per la prima volta gli impressionisti.
Completano il nucleo dei pittori macchiaioli Adriano Cecioni, Nino Costa e Antonio Puccinelli. Pur essendo più giovani, anche Eugenio Cecconi, Niccolò Cannicci ed Egisto Ferroni hanno aderito, seppur in parte e tardivamente, al movimento macchiaiolo.
Testi: Cecilia Iacopetti
© Studio d’Arte dell’800