Nato in una famiglia benestante di origine gallese, dopo l’avvio agli studi commerciali presto abbandonati, frequenta dal 1894 al 1899, lo studio livornese di Guglielmo Micheli, allievo di Fattori, insieme a Modigliani, Romiti, Martinelli e Ghiglia. La lezione di Fattori, approfondita a Firenze, dove Lloyd si trasferisce per continuare a dipingere sotto la guida del maestro, caratterizzerà sempre la sua pittura, pur nel continuo confronto con le contemporanee ricerche italiane ed europee.
I soggetti delle prime opere dipinte dal vero sono le barche ormeggiate nel porto di Livorno, il litorale dall’Ardenza ad Antignano e l’entroterra, da Montenero a Castelnuovo. A Firenze, dove segue le lezioni di Fattori all’Accademia di Belle Arti, conosce Telemaco Signorini e Adriano Cecioni e si dedica allo studio del Quattrocento toscano. Espone per la prima volta nel 1897, alla Mostra della Promotrice Fiorentina, con il dipinto “Mattino al Calambrone”; nel 1898, sempre a Firenze, presenta tre opere: “Quiete”, “Autunno”, e “Sorge la luna” apprezzate da Signorini.
Nel 1904, dopo un breve soggiorno a Venezia si trasferisce definitivamente a Firenze. All’inizio del Novecento Firenze è un centro culturale e artistico di prim’ordine, e Lloyd, insieme agli altri artisti livornesi – Giulio Cesare Vinzio, Ghiglia e, per breve tempo, Modigliani – è partecipe del celebre cenacolo di pittori costituto da Costetti, Gemignani, Enrico Sacchetti, Andreotti, Luigi Michelacci, Giuseppe Graziosi, Soffici e Spadini. Nello stesso periodo Lloyd intensifica l’attività espositiva e applica la tecnica divisionista alla creazione di numerosi paesaggi, dipinti tra 1903 e 1904 alle Cinque Terre, in particolare a Manarola (“I ponti di Manarola”, 1904; “Tramonto a Manarola”, 1904) dove soggiorna in compagnia degli artisti divisionisti Guglielmo Amedeo Lori e Antonio Discovolo, esponenti del cosiddetto Gruppo di Albaro. La produzione divisionista si arricchisce nel contempo di paesaggi toscani come “Palaia”, “Le gremignaie”, “Alba di Antignano”. Alla Promotrice fiorentina del 1907, nella saletta della “Secessione” espone con Costetti, Ghiglia, Graziosi, De Carolis. Al settembre dello stesso anno risale il suo primo viaggio all’Isola d’Elba, dove esegue alcuni dipinti fra cui “L’osteria chiusa”, “La casa nel torrente”, “Il cantiere distrutto”, esposti alla Biennale di Venezia del 1909, che mostrano come la tecnica divisionista sia ormai superata.
Nel 1914 espone alla Secessione di Roma con il gruppo della “Giovine Etruria” che si proponeva di rinnovare l’arte toscana, scaduta nella ripetitività dei moduli tardomacchiaioli. Si avvia contemporaneamente un periodo d’intensa attività, con la partecipazione alle più importanti esposizioni italiane ed estere, alle quali invia le opere eseguite all’Elba, dove soggiorna abitualmente, per alcuni mesi l’anno.
A Firenze nel 1922 espone alla Fiorentina Primaverile e nel 1923, con Soffici, Primo Conti, Baccio Maria Bacci, Ottone Rosai e Ghiglia, alla Mostra della Corporazione delle Arti Decorative che diventerà poco dopo Sindacato delle Belle Arti. Nel 1929 riceve l’incarico di ritrarre le navi da guerra della flotta nazionale e, con Giulio Aristide Sartorio e Alessandro Pomi, s’imbarca sulla “Quarto”, raggiungendo Spagna, Portogallo e Tripolitania, dove dipinge quadri presentati con successo alla III Mostra d Arte Marinara a Roma. Nello stesso anno pubblica il volume La Pittura dell’Ottocento in Italia. Dal 1931 al 1939 espone cinque volte alla Galleria d’Arte Firenze, e partecipa frequentemente alle mostre livornesi di Bottega d’Arte e alle molte iniziative del Gruppo Labronico. Nel 1944 a causa della cittadinanza inglese, è arrestato durante la guerra e confinato in un campo di concentramento, prima a Fossoli e poi in Baviera, dove rimane fino al maggio del 1945. Tornato in Italia è ospite a Firenze di Roberto Papini che, dopo la morte dell’artista, ne raccoglie le memorie nel volume “Tempi andati” (1951).
Testi: Gioela Massagli
© Studio d’Arte dell’800