Il padre Salvatore è mercante di tessuti pregiati e la madre Maria Marchesan è diplomata maestra, Lina che è la secondogenita di sei figli cresce in una famiglia agiata e molto unita, fortemente credente e consapevole dell’utilità di una buona istruzione sia per i maschi sia per le femmine. Nel 1909 Lina espone due disegni alla prima mostra che Nino Barbantini, interessato al rinnovamento artistico-culturale, organizza a Ca’ Pesaro per far conoscere al pubblico le opere dei giovani artisti non ammessi alle Biennali. Con la partecipazione a questa mostra la pittrice inaugura un fitto calendario di appuntamenti espositivi, spesso importanti come le Biennali di Venezia. Lina si diploma alle magistrali e studia pianoforte, una sua grande passione come quella per la pittura che la porta a frequentare i corsi dell’Accademia di Belle Arti, suoi maestri sono Angelo Crepet che insegna arte decorativa e Luigi Nono che insegna figura.
La giovane è ben inserita nell’ambiente artistico veneziano, ha rapporti con l’entourage aggiornato di Ca’ Pesaro, ma frequenta con assiduità anche Pietro e Antonietta Fragiacomo, Ettore e Lucia Tito, la famiglia Cadorin e i Ciardi, di cui Emma è sua grande amica.
Durante la prima guerra mondiale Lina è impegnata come volontaria crocerossina nel ruolo d’infermiera caporeparto presso l’Ospedale Militare di Venezia. Nei momenti di pausa riesce a dipingere piccole impressioni della vita vissuta nelle corsie dell’ospedale e nei laboratori di guerra.
Dopo la sconfitta di Caporetto, tra il 1917 e il 1918, la famiglia Rosso, mentre i tre maschi sono al fronte, lascia Venezia e si stabilisce a Viareggio. La pittrice frequenta Giacomo Puccini che è residente a Torre del Lago e gli artisti bohèmiens: Angiolo Tommasi che abita a Torre, Plinio Nomellini che vive alla Fossa dell’Abate, Fanelli che vive a Viareggio, e anche Pagni che è appena rientrato dall’Argentina. Lina si trasferisce per un breve periodo a Torre del Lago, dove esegue molti dipinti di paesaggio fino allora da lei poco esplorato, e alcuni ritratti del compositore.
Nel 1919 i Rosso ritornano a Venezia e Lina mantiene i contatti con gli artisti viareggini. Nel 1920 è ammessa alla Biennale di Venezia dove esporrà fino al 1942. Il ritratto è il genere pittorico che più le appartiene e che pratica fin da giovanissima; indaga in particolare il mondo femminile con una forte accentuazione intimista, mai celebrativa. Dal ritratto di sapore secessionista condotto con pennellate mosse e vibrate, la sua pittura si trasforma nel tempo, attraverso un procedimento lento e meditato, in direzione di un racconto più spoglio e di una maggiore plasticità della figura.
La vita dell’artista scorre senza avvenimenti rilevanti, continua a ritrarre la borghesia veneta, e a esporre in mostre antologiche e personali. Dopo la seconda guerra mondiale, seguendo una spiritualità mai sopita, diventa terziaria francescana, ma continua a dipingere ritratti, nature morte e in tarda età, opere di argomento religioso, finché un’artrite devastante non le impedisce di lavorare.
Giovanna Bacci di Capaci
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