Di origini francesi, nipote del pittore Charles Chaplin e figlia della scultrice e poetessa Marguerite Bavier-Chaufour, Elisabeth vive in Italia fin da bambina, dapprima in Piemonte e in Liguria, poi a Firenze (1904-1906 circa) dove, pur non legandosi stabilmente ad un maestro, frequenta lo studio di Francesco Gioli e dell’anziano Fattori, e si dedica assiduamente alla copia dei classici alla Galleria degli Uffizi. Testimonianze della sua precoce vocazione artistica risalgono al 1906-1907 (“Ritratto di famiglia in esterno”, “Les enfants au soleil”, “Autoritratto con ombrello verde”), dove è evidente il ricordo della tradizione tardo impressionista, in particolare Renoir e Mary Cassat.
Si dedica, intorno al 1910, ad alcune grandi tele e il suo stile evolve velocemente verso forme più sintetiche e costruzioni a larghi piani di colore, che la pongono in linea con la ricerca di Bonnard e Vallotton. Contemporaneamente avvia con successo l’attività espositiva: nel 1910 ottiene la medaglia d’oro alla Società Fiorentina di Belle Arti con “Ritratto di famiglia”, nel 1912 espone alla Promotrice Fiorentina, nel ’13 alla Secessione romana, nel ’14 alla Biennale di Venezia.
Dal 1916 al 1922 vive a Roma con la famiglia, dove conosce Albert Besnard, direttore di Villa Medici e André Gide. Nel corso degli anni Venti il successo della Chaplin si consolida, il suo stile si avvicina sensibilmente ai nabis, in particolare a Maurice Denis ed espone alla Biennale di Venezia nel 1920 e Salon di Parigi nel ’21, dove ottiene lusinghieri consensi, partecipandovi da quell’anno regolarmente.
Dagli anni Trenta fino all’inizio della seconda guerra mondiale, trascorre lunghi periodi nella capitale francese, dove realizza opere murali quali la decorazione per le chiese parigine di Notre-Dame-du Salut e Saint-Esprit. Nel 1937 ottiene una medaglia d’oro all’Exposition Internationale di Parigi e nel ’38 la prestigiosa Legion d’Honneur. Negli anni successivi aderisce pienamente alle regole dell’arte decorativa: le superfici tendono a ingigantirsi e riempirsi di figure, i colori si fanno smaltati e gli inserti floreali massicci (Monti, 1972). Accanto a queste opere di grandi dimensioni, la Chaplin continuerà tuttavia, sino alla fine, la raffigurazione di vita quotidiana e familiare, in un’ampia produzione di pittura da cavalletto.
Dopo la guerra si stabilisce definitivamente a San Domenico a Fiesole e, negli anni successivi, numerose personali fiorentine celebrano la sua opera: dalla grande antologica a Palazzo Strozzi (1946), a quella all’Accademia delle Arti del Disegno (1956), all’Istituto Francese (1965) e alla galleria Michelucci (1972). L’ultima, ampia retrospettiva si è tenuta a Palazzo Vecchio nel 1993. Opere di Elisabeth Chaplin sono conservate, tra l’altro, alla Galleria Nazionale d’Arte Moderna di Roma, e alla Galleria d’Arte Moderna di Firenze.
Testi: Gioela Massagli
© Studio d’Arte dell’800