Nato a Livorno, dopo i primi insegnamenti di Lorenzo Cecchi alla scuola di Arti e Mestieri, Benvenuti si avvicina, intorno al 1897, agli ambienti macchiaioli, interessandosi soprattutto alla pittura di Adolfo Tommasi. Al 1899 risale il suo interesse per il divisionismo, precisatosi nel 1903, grazie al fondamentale incontro con il pittore milanese Vittore Grubicy, principale teorico e divulgatore della nuova tecnica, del quale Benvenuti diviene l’allievo più assiduo, soggiornando periodicamente a Milano, dal 1905, fino alla morte di Grubicy nel 1920.
La personalissima sperimentazione divisionista del pittore livornese si definisce dunque all’inizio del secolo, nutrita dai suggerimenti di Grubicy, ma contraddistinta da una cifra stilistica e da un repertorio tematico autonomi, come dimostra il trittico “Sensazioni luminose”, esposto nel 1906 alla Mostra Nazionale di Belle Arti di Milano. La mostra di Milano segna l’avvio di un intensa attività espositiva: nel 1907 partecipa, esponendo sette paesaggi livornesi, al celebre Salon des Peintres Divisionistes Italiens organizzato dalla galleria Grubicy a Parigi, due anni dopo è ancora a Parigi, al Salon d’Automne con Llewelyn Lloyd e Plinio Nomellini.
Nel 1911 partecipa alla Mostra d’Arte Libera di Milano e nel 1914 a Roma, alla LXXXIII Esposizione della Società Amatori e Cultori di Belle Arti, preferendola alla seconda esposizione della Secessione romana. Durante i frequenti soggiorni a Milano, accanto all’attività pittorica, sviluppa un interesse per il design, collaborando con la ditta di ebanisteria di Eugenio Quarti, protagonista della stagione del Liberty italiano. Nel 1920, poco prima della morte, Grubicy, lo nomina esecutore testamentario ed erede di un numero cospicuo di opere, a conferma del profondo legame tra i due artisti, testimoniato anche dall’epistolario, confluito nell’Archivio Grubicy.
Dopo la prima guerra mondiale, Benvenuti si stabilisce nuovamente a Livorno, avviando nel 1922, la partecipazione alle esposizioni livornesi del Gruppo Labronico e della galleria Bottega d’arte, dove, nel 1923 allestisce la sua prima mostra personale che segna l’apice del suo percorso artistico, e testimonia la fase matura della sua pittura, contraddistinta dal recupero del divisionismo tipico dei suoi primi anni. Gli anni Venti vedono anche l’intensificazione della produzione grafica, tanto da dar luogo a due rassegne: nel 1933 alla Galleria dell’Esame e nel 1935 alla Galleria Scopinich. Dopo il periodo bellico partecipa ad alcune esposizioni, (come, nel 1948, la mostra Dall’Ottocento al Novecento alla Casa di Dante a Firenze) fino all’abbandono della pittura, negli anni Cinquanta, a causa della progressiva cecità.
Testi: Gioela Massagli
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