Baccio Maria Bacci nasce a Firenze nel 1888. La sua era una famiglia di artisti ma, nonostante questo, quando manifesta il desiderio di intraprendere studi artistici, viene osteggiato dai genitori; forse anche per questo fugge da casa a diciassette anni e si rifugia a Monaco di Baviera e successivamente a Norimberga. Torna a Firenze dopo otto mesi ed ha il placito di iscriversi all’Accademia, dove ha come insegnanti Adolfo de Carolis e Giovanni Fattori, ma non consegue il diploma, lascia gli studi un mese prima della licenza e si dedica a dipingere per proprio conto partecipando anche a due mostre, la prima a Palazzo Gondi nel 1910 e nel 1912 con una personale alla Società Artistica in Piazza Donatello.
Nel 1913 si reca a Parigi dove frequenta l’ambiente degli intellettuali, conosce Apollinaire, e la sua produzione artistica si avvicina ai futuristi e agli astrattisti; dal 1915 al 1918 si arruola nell’esercito e prende parte al primo conflitto mondiale. Finita la guerra, nel 1920, espone a Ginevra ad una mostra di avanguardia e nel 1921 alla grande mostra della Fiorentina Primaverile; nel 1922, a Firenze, insieme agli amici Primo Conti, Raffaello Franchi, Mario Tinti e Curzio Malaparte, Bacci pone le basi per istituire una Corporazione delle Arti ma l’impresa non ebbe mai un riscontro conclusivo.
Nel 1929 si dedica ad un’attività nuova, che lo terrà impegnato diverse volte anche in anni a venire, inizia gli affreschi per il Convento della Verna, raffiguranti gli episodi della vita di S. Francesco; nel 1933 si sposa con Elena Croon da cui ha tre figli. In questi anni, fino allo scoppio del secondo conflitto mondiale, ha casa e studio a Fiesole e la sua abitazione diventa un ritrovo per i pittori ma anche per letterati e musicisti. Dal 1941 al 1944. durante la guerra, viene nominato Presidente della Commissione per la protezione delle opere d’arte per il Comune di Firenze, è un periodo dove si trova di fronte a grandi responsabilità che condivide con egregi collaboratori; tornato a Fiesole, con l’arrivo degli alleati, viene denunciato ed epurato e confinato in un campo di concentramento dal ’44 al ’45; nel 1946 è riammesso all’Accademia delle Arti e del Disegno, dove svolge anche incarichi direttivi.
Dal 1948 riprende sistematicamente a fare mostre, una personale a Milano e, successivamente, dal 1953 al 1955 si dedica completamente al grande mosaico dell’abside di S. Matteo nel Duomo di Salerno; finito questo impegno decide di trasferirsi a Roma, dove abiterà fino al 1972. Nel 1957 dipinge gli affreschi della Collegiata di Montevarchi, con un episodio della vita di S. Francesco, nel 1958 tiene una personale a Roma al Palazzo delle Esposizioni con una selezione dei suoi dipinti più famosi; dal 1963 al 1964 progetta e realizza i mosaici e le vetrate per la Chiesa di S. Giuseppe di Colasazio a Milano e successivamente esegue le vetrate nella cappella papale del Cimitero del Verano.
Nel gennaio del 1969 organizza la sua prima mostra personale a Roma alla Galleria Hermes, esponendo i dipinti del periodo in cui si era avvicinato stilisticamente ai futuristi. Alla fine del 1972 torna in Toscana, all’Olmo, dove si dedica alla pittura e alla scrittura fino all’anno della sua morte.
Testi: Cecilia Iacopetti
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