Tra i più noti e apprezzati scultori italiani del Novecento, Arturo Dazzi fu anche pittore di figura, natura morta e paesaggio. Inizia, giovanissimo, come scalpellino e sbozzatore nella bottega di scultura di uno zio; s’iscrive nel 1892 all’Accademia di Belle Arti di Carrara, dove segue i corsi di Lio Gangeri e dove la sua presenza è documentata fino al 1899. Conseguito il diploma, grazie ad una borsa di studio (il “Pensionato Artistico Quadriennale”) può trasferirsi a Roma, dove resterà fino al 1925, prendendo attivamente parte alla vita culturale della città.
Il soggiorno romano riserva precoci successi e riconoscimenti al giovane Dazzi. Con l’opera intitolata “I costruttori”, acquistata dalla Galleria Nazionale d’Arte Moderna, ottiene la medaglia d’oro. Ad inizio secolo, la sua produzione in marmo e in pietra di stampo verista, non estranea a tematiche di carattere sociale, risente dell’influenza di scultori come Costantine Meunier, Emile Antoine Bourdelle e Vincenzo Vela. Nel 1908 vince il concorso per la realizzazione della statua del Cardinale De Luca, conservata nel Palazzo di Giustizia; nel 1912 esegue il fregio della Cappella Martini nel Cimitero di Bologna e partecipa, per la prima volta, alla Biennale di Venezia e all’Esposizione Nazionale d’arte giovanile di Napoli. Nel 1914, nuovamente a Venezia, espone alcune sculture di gusto vagamente secessionista.
Dal secondo decennio del secolo Dazzi si dedica ad opere di notevole impegno. Tra 1918 e 1926 collabora con l’architetto Marcello Piacentini, con il quale progetta, tra l’altro, il Monumento ai Caduti di Genova. Realizza Monumenti ai Caduti in diverse città d’Italia, tra cui Fabriano, Cotogno, Rossignano, (1926); Santa Croce sull’Arno (1927), Bolzano (1928). Opere particolarmente interessanti sono il Monumento ad Enrico Toti (1922) e il Monumento al Ferroviere (1923). Dazzi approda in quel periodo ad una sempre maggiore semplificazione delle masse plastiche, evidente in opere come “Antonella” e “Sonno di bambino”, acquistate dallo Stato per la Galleria Nazionale d’Arte Moderna. Nel 1927, all’Esposizione della Società Amatori e Cultori di Roma Dazzi espone, in una sala personale, venticinque disegni. Approfondisce l’interesse per la pittura, tanto da partecipare, nel 1935, alla seconda Quadriennale romana, con una scultura in cera e diciannove dipinti ad olio.
Gli anni Trenta vedono il consolidamento della fama dell’artista, che ottiene incarichi prestigiosi e riconoscimenti in tutta Italia. Nel 1932, la Biennale di Venezia gli dedica una sala personale con 22 opere. Nel 1936 partecipa, ed è premiato, all’Esposizione d’Arte Moderna di Budapest, nel 1937 all’Esposizione Internazionale di Parigi. Nominato Accademico d’Italia, è incaricato dal duce della realizzazione del Monumento a Guglielmo Marconi, da erigersi in occasione dell’Esposizione Universale, che avrebbe dovuto tenersi a Roma del 1942. Tra le sue ultime opere ricordiamo il Monumento a San Francesco per Vittoria Apuana, del 1962, e il Monumento a Dante per Mulazzo della Lunigiana, del 1966.
Testi: Gioela Massagli
© Studio d’Arte dell’800