Il “pittore di Lucca” per antonomasia, Alfredo Meschi trascorre tutta la vita nella città natale, ritraendone quotidianamente le strade, le piazze e la campagna circostante nei tipici pastelli, molto noti in ambito cittadino. Meschi dimostra, fin da giovanissimo, una particolare attitudine per la pittura di paesaggio, che approfondisce durante la sua formazione all’Istituto d’Arte Passaglia, tra 1921 e 1924, dove, unitamente ai consueti esercizi accademici di nudo, figura, modellato, segue l’insegnamento del paesaggista Alceste Campriani, essenzialmente rivolto allo studio del vero.
Altra figura importante nella sua formazione è il pittore Gennaro Villani, in compagnia del quale soggiorna a Napoli nel 1924. Appartiene a questo periodo napoletano di Meschi una serie di dipinti ad olio – “Veduta del porto di Napoli”, “Interno”, “Il duomo di Napoli” – che mostrano, nel robusto impianto disegnativo e nel colore denso, espressivo, come l’artista, in questa fase, s’ispirasse allo stile della maturità del maestro Villani; influenza che, in coincidenza con il ritorno a Lucca nel 1925, supererà a favore di una stesura pittorica sfumata e atmosferica.
La pittura atmosferica, che fin dai primi anni di attività è caratteristica dell’artista, riceve un nuovo impulso con la “scoperta” del pastello, (“Paesaggio a Monte San Quirico”, “San Martino dalle mura”,1925, “Sulle mura”, 1927) che diventerà la tecnica predominante dagli anni Trenta. Agli anni Venti risalgono anche numerosi oli, come “Lago Santo”, 1925, composizione armoniosa e meditata; e “Ritrattino della sorella Anna”, 1927, che nella preziosità del tocco e della tavolozza, giocata su una gamma raffinata di grigi e ocra, ricorda una certa pittura macchiaiola, in particolare Fattori.
Intanto, pur mantenendo sempre davanti a sé l’amatissimo paesaggio della Lucchesia, lo stile del pittore muta progressivamente. I vivaci e decisi accostamenti cromatici, sono sostituiti da un colorismo vivo ma attenuato, che si fonde nella visione d’insieme, come mostra “Veduta romana (Aventino)”, dipinto durante uno dei rari viaggi dell’artista nel novembre del 1945. L’attività espositiva si mantenne sempre costante. Ricordiamo le personali a San Francisco nel 1938 e a San Paolo in Brasile nel 1947, la partecipazione alla Biennale di Venezia, nel 1948 con due opere e nel 1950 con tre opere, la mostra monografica alla Strozzina di Firenze nel 1954 e i ripetuti inviti alle mostre nazionali di La Spezia e Bari, oltre alle presentazioni annuali degli ultimi lavori al suo pubblico lucchese.
Nel 1979 una grande mostra antologica a Lucca ripercorre cinquant’anni di attività e documenta il percorso di un artista che mantenne sempre uno sguardo fresco e affettuoso sulla realtà circostante, anche nel ripetersi delle vedute cittadine e dei soggetti campestri risalenti all’attività tarda, protrattasi fino a pochi anni prima della morte, avvenuta nel 1981.
Testi: Gioela Massagli
© Studio d’Arte dell’800