Figlio di David Borrani, pittore poco noto che lo avvierà all’arte, Odoardo nasce a Pisa nel 1833; sei anni dopo la sua famiglia (che ne è originaria) tornerà a vivere a Firenze, città dove l’artista condurrà gran parte della sua esistenza. Su suggerimento del padre, a sedici anni entra nella bottega del valente restauratore e pittore Gaetano Bianchi. Questa esperienza lavorativa forma l’artista sulla pittura del Trecento e del Quattrocento.
Nel 1851 segue i corsi del pittore purista Enrico Pollastrini all’Accademia, nel 1853 frequenta Telemaco Signorini con il quale va a dipingere dal vero in campagna, a loro si unirà poco dopo Vincenzo Cabianca. Intorno al 1855 è tra i giovani artisti e ferventi patrioti che frequentano il Caffè Michelangiolo.
Nel 1856 vince la medaglia d’oro al Concorso triennale dell’Accademia, presentandosi con un tradizionale quadro di storia, La congiura dei Pazzi. Nel frattempo continua a sperimentare all’aria aperta, e anch’egli di fronte al vero, si serve dello “specchio nero, che decolorando il variopinto aspetto della natura permette di afferrare più prontamente la totalità del chiaroscuro, la macchia” (D. Martelli, Scritti d’arte, a cura di A. Boschetto, Firenze 1952, p. 204).
Nel 1859, insieme a Signorini, Adriano Cecioni, Diego Martelli e altri giovani del Caffè Michelangiolo si arruola volontario nell’artiglieria toscana. Finita la guerra, Odoardo con Cristiano Banti, Stanislao Pointeau e Signorini dipinge nei dintorni di Signa e per due mesi a San Marcello Pistoiese (1861) dove, insieme a Raffaello Sernesi, si dedica al paesaggio, elaborando dipinti (Un motivo a San Marcello, La raccolta del grano sull’Appennino) che verranno premiati all’Esposizione fiorentina del 1861.
Negli anni successivi Borrani prende la consuetudine di dipingere nella campagna di Piagentina, non lontana da Firenze, studiando il vero in natura in compagnia di Signorini, di Abbati, di Sernesi e di Silvestro Lega. Questi giovani artisti, molto coesi e motivati, vivono un felice periodo creativo, formando la cosiddetta Scuola di Piagentina. Così come, dipingendo a Castiglioncello, ospiti nella tenuta del critico d’arte e mecenate Diego Martelli, Abbati, Sernesi, Borrani e dal 1867 anche Fattori formeranno il gruppo o la Scuola di Castiglioncello. Sono anni particolarmente intensi e significativi per tutti i pittori del movimento macchiaiolo e anche per Odoardo che in questo felice periodo eseguirà i suoi più grandi capolavori, fatti di limpida purezza esecutiva e di intesa luminosità.
Nel 1876, Borrani e Lega aprono insieme a Palazzo Ferroni in Piazza Santa Trinita una Galleria d’Arte per sostenere e promuovere le nuove tendenze artistiche italiane e straniere. L’iniziativa tuttavia non ottiene i risultati sperati e ben presto fallisce. Negli anni Ottanta Borrani dipinge a Roma, a Rimini e a San Rossore. Continua a dipingere anche negli anni Novanta, ma la sua arte non gli dà il sostentamento necessario per vivere, così il pittore apre una scuola privata che è frequentata da giovani stranieri che talvolta acquistano qualche suo bozzetto, collabora come disegnatore all’Illustrazione Italiana, è decoratore di ceramiche per le manifatture di Doccia. Morirà in povertà nel 1905 a Firenze.
Testi: GBdC
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