Omaggio a
Federico Sartori
Lucca 21 marzo – 30 aprile 2009
La Galleria d’Arte Bacci di Capaci di Lucca inaugura il 21 Marzo 2009 alle ore 18.00, la mostra dedicata al pittore Federico Sartori.
Orario:
lunedì – sabato 10-13 / 15,30-19,30
Domenica 19 aprile aperto
Catalogo in Galleria
Catalogo in PDF
Sede:
Galleria d’Arte Bacci di Capaci
Via del Battistero 22/24
55100 Lucca
Tel/fax +39 0586 815200
post@800artstudio.com
Presso la stessa Galleria è in corso l’archiviazione delle opere dell’artista in vista della pubblicazione del catalogo generale a cura di Antonella Serafini.
I possessori di opere di Federico Sartori possono contattare la Galleria ai seguenti recapiti:
Via del Battistero 22/24
55100 Lucca
Tel/fax +39 0586 815200
post@800artstudio.com
Presentazione della Mostra di Filippo Bacci di Capaci
È con grande piacere e con particolare soddisfazione che presento questa mostra dedicata a Federico Sartori. Piacere di offrire una buona occasione per far conoscere a un ampio pubblico questo pittore che merita una sua posizione nel panorama artistico italiano e al contempo dà un personale contributo alla conoscenza di un’epoca, quella dell’Italia post-unitaria, economicamente tormentata, caratterizzata anche dal fenomeno dell’emigrazione transoceanica che coinvolse gli strati più poveri della popolazione, costretti per sopravvivere ad espatriare e a tentare la fortuna nei vasti territori del Sud America.
Federico Sartori condivide il duro destino dell’emigrante italiano di fine Ottocento: parte giovanissimo, intorno al 1884, da Milano per l’Argentina dove tuttavia non vive da isolato, ma frequenta l’ambiente delle locali correnti artistiche e simpatizza per le avanguardie. Il giovane, la cui breve formazione italiana si è basata sui classici, è avido di sperimentare le nuove tendenze pittoriche importate dall’Europa.
Tornato in Italia Federico Sartori, arricchito dalla lunga esperienza sudamericana, è pronto a condividere il vivace clima culturale degli anni Venti e sceglie Viareggio quale luogo ideale di residenza. La vita quotidiana, le paranze, i pescatori di cèe, le venditrici di pesce, il carnevale, il paesaggio della Versilia sono la sua fonte di ispirazione, così come lo sono o lo sono stati per altri artisti legati a questo territorio da me particolarmente amati: tra tutti, Lorenzo Viani, Moses Levy, Galileo Chini, Giuseppe Viner e i pittori del Club della Bohème.
La mia soddisfazione nasce dunque dall’offrire, con l’artista Sartori, un’altra chiave di lettura di un composito periodo storico e culturale e di aggiungere, con questa mostra, un tassello alla comprensione di quella straordinaria fase artistica che ha vissuto la Lucchesia nei primi decenni del Novecento.
Cenni biografici
Federico Sartori visse e lavorò per oltre trent’anni in Argentina, prima a La Plata e poi a Buenos Aires, e in seguito a Viareggio, al suo rientro in Italia dopo il 1920.
Sartori nacque a Milano nel 1865 da una famiglia di origini modeste. Dopo le scuole elementari andò a bottega come incisore e a diciotto anni si iscrisse all’Accademia Reale di Brera che frequentò per soli due anni. Qui seguì il corso di figura e nudo di Raffaele Casnedi insieme a Pellizza da Volpedo. In quegli anni Federico Sartori si avvicinò all’ambiente artistico cittadino del momento e conobbe Bertini, Previati, Boito, Grandi, Morbelli, Grubicy. Poco dopo, spinto dalle ristrettezze economiche, si imbarcò per l’Argentina, dove ebbe la possibilità di coltivare la sua vocazione artistica e di trovare ampi riconoscimenti.
La produzione artistica di Federico Sartori di quegli anni mostra quanto vasta fosse la sua cultura e di come il mestiere che aveva appreso fin dalla tenera età lo aiuterà ad essere un emigrato privilegiato e a realizzare una pittura che lo porterà a ricevere riconoscimenti sia pubblici che privati. Fu infatti sia pittore di cavalletto sia esecutore di opere pubbliche o comunque di carattere celebrativo nonché illustratore e creatore di opere grafiche a scopo divulgativo e pubblicitario.
Prova del successo che ebbe presso i contemporanei è l’esiguo numero di opere rimaste in possesso della famiglia, a fronte di una documentazione che invece testimonia una ricca produzione sia durante i trentasei anni trascorsi in Argentina che negli ultimi due decenni della sua vita in Versilia . Per questa ragione il percorso della sua ricerca artistica che verrà presentato in questa mostra sarà basato su ipotesi fondate su quanto attualmente a disposizione, in attesa di verifiche e riscontri che potranno avere sviluppi soltanto grazie a collezionisti e istituzioni che forniranno immagini e documenti, che verranno raccolti dalla Galleria d’arte Bacci di Capaci, al fine di redigere un catalogo generale dell’opera del Maestro milanese come è negli intenti della famiglia Sartori.
Federico Sartori fu artista curioso e attento alle tendenze dominanti dell’epoca ma senza mai aderirne ad una in particolare. Scrive nel suo saggio introduttivo alla mostra Antonella Serafini – “riteniamo che per Sartori gli stili fossero principalmente registri linguistici, variabili a seconda dei soggetti e delle situazioni. Se il periodo argentino appare dominato dalle atmosfere simboliste, al ritorno in patria corrisponde un marcato orientamento verso lo stile divisionista in presenza però anche di rappresentazioni caratterizzate da campiture ampie con riferimenti al cloissonnisme, infine un apparente ritorno ad atmosfere di vita di paese tipicamente ottocentesche convive con le ultime esperienze segnate dal sintetismo proprio della cartellonistica pubblicitaria che si andava affermando in quegli anni. Parallelamente a tutto questo si sviluppa la produzione a carattere sacro che oscilla fra evocazioni cinquecentesche ed echi decò.
Una considerazione a parte meritano i disegni, un autentico plateau de l’umanité, un vasto campionario di paesaggi e scene di vita quotidiana, eseguiti anch’essi con differenti linguaggi…. Uno spensierato sguardo riproduttivo, molto simile a quello di Moses Levy, attento però non tanto alle luci e ai colori, quanto agli atteggiamenti umani… Egli contribuì a creare un’arte che seppe narrare attraverso la pittura, in un’epoca di profonde trasformazioni, sia la vita quotidiana sia l’ “immagine” di una società che, evolvendosi, andava creando una nuova iconografia adatta a rappresentarla. Le sue stesse scelte di vita, quella di emigrare in Argentina e al ritorno di trasferirsi in Versilia, rendono la sua esperienza esemplare di un atteggiamento comune tipico dell’epoca, che vide intellettuali e uomini di cultura varcare gli oceani non solo in cerca di fortuna ma anche di un diverso modo di vivere, o individuare in questo lembo di Toscana un luogo ideale non solo per la qualità della vita quotidiana ma anche per la creazione e la ricerca…
Federico Sartori si iscrive a buon diritto fra gli artisti che hanno contribuito a raccontare attraverso la pittura la storia della città di Viareggio, avendone allora in cambio un immediato riconoscimento del suo talento e importanti committenze. Se la sua vita e la sua arte hanno condiviso, come quelle di altri artisti, l’atmosfera e il successo di un’epoca, altrettanto hanno conosciuto l’oblio che ha successivamente avvolto e talvolta addirittura quasi derubricato queste esperienze dalla storia dell’arte del periodo. Tuttavia, gli studi che in questi anni hanno avviato una serie di recuperi e di riflessioni su quanto avvenuto nella produzione artistica italiana, parallelamente alle avanguardie, nel periodo in questione, lasciano supporre che anche una figura come quella di Federico Sartori possa ottenere l’adeguato riconoscimento e rivalutazione che merita.”