Nato in una famiglia benestante, studia all’Accademia di Pisa con Annibale Mariani; in seguito s’iscrive ai corsi di Antonio Ciseri ed Enrico Pollastrini a Firenze. Si dedica in questi primi anni alla pittura di storia e di genere, presentando a Firenze “Carlo Emanuele di Savoia che scaccia l’ambasciatore spagnolo”; dipingendo una serie di quadretti ispirati alle opere di Goldoni.
In seguito all’incontro con Signorini e Fattori, avvenuto a Firenze, inizia a dedicarsi allo studio del paesaggio ed emerge nella sua pittura una vena naturalistica, consolidata da frequenti viaggi a Parigi, come nel 1875, in compagnia di Fattori, Ferroni e Niccolò Cannicci, in occasione dell’esposizione al Salon della tela “Incontro in Maremma”, dipinta l’anno precedente.
Il soggiorno nella capitale francese, durante il quale studia la pittura dei paesaggisti francesi degli anni Trenta, segna una svolta nella produzione di Gioli, che da allora preferisce dedicarsi ad un delicato paesaggismo e a piccole scene di vita campestre. Tra le opere più note “Vendemmia”, “Primavera nella campagna pisana”, “Le macchiaiole del Tombolo”, “Il guado”, “Alla messa”. Non abbandona tuttavia del tutto la pittura di genere: del 1875 è “Divertimenti infantili”, vicino alla poetica quotidiana e domestica di alcuni quadri di Silvestro Lega.
La pittura di Gioli riscuote successo e apprezzamenti fin dagli anni Settanta. Nel 1878 ottiene a Parigi un premio per “Passa il viatico”; a Roma, nel 1883, espone “Passa la Processione”; nel 1885 a Londra ottiene una medaglia per il dipinto “Ai campi di giugno”. Nel 1888 è nominato professore all’Accademia di Bologna, l’anno successivo a quella di Firenze.
Alla fine del secolo dipinge quadri dall’atmosfera rarefatta e dalla luminosità studiata e complessa, che pongono la sua ricerca in collegamento con la cultura secessionista mitteleuropea; a inizio Novecento si dedica invece ad opere di evidente memoria impressionista, dal cromatismo acceso e vigoroso, come “Vendemmia allegra”, “Vita”, “Renaiole”. L’attività espositiva intanto prosegue intensamente. Partecipa alle esposizioni di Monaco nel 1901 e 1913, a Buenos Aires e Bruxelles nel 1910. La Biennale veneziana del 1914 dedica a Francesco Gioli una mostra personale di 53 opere.
Testi: Gioela Massagli
© Studio d’Arte dell’800