Plinio Nomellini passa la sua infanzia tra le città di Livorno e Cagliari per motivi di lavoro del padre. Nel 1875 a Livorno frequenta la scuola d’Arte e Mestieri e contemporaneamente i corsi di ornato e figura tenuti dal pittore Natale Betti. Grazie all’attenzione del Betti, nel 1885 ottiene una borsa di studio per l’Accademia di Belle Arti di Firenze, dove studia sotto l’insegnamento di Giovanni Fattori. Essere stato allievo del grande maestro, sarà sempre motivo di orgoglio per Plinio. Fattori infatti segnò profondamente la formazione del giovane Nomellini e la loro fu anche una solida amicizia, che durò per la vita di entrambi; a Firenze Plinio ebbe anche l’occasione di conoscere sia Telemaco Signorini che Silvestro Lega.
Nel 1890 si trasferisce a Genova, città che sarà di grande ispirazione per la sua produzione pittorica, sia per la condizione di città di mare, sia per i suoi fermenti sociali. Unitamente ad un gruppo di giovani amici artisti fonda il “Gruppo di Albaro”, nel 1894. Proprio per le sue simpatie anarchiche fu arrestato e imprigionato e gli amici Fattori e Signorini si batterono a lungo per la sua assoluzione.
A Genova la sua produzione si dedica maggiormente agli acquarelli, i colori sono meno violenti dei periodi precedenti al soggiorno ligure, ma non per questo meno vivaci. Nel 1902 lascia Genova per stabilirsi a Torre del Lago, in provincia di Lucca, alla ricerca di pace e silenzio, condizioni essenziali per la sua ricerca interiore.
Nel 1908, quando la tranquillità del luogo viene molestata, si trasferisce a Fossa dell’Abate (odierno Lido di Camaiore). Bisogna pensare che in questi primi anni del secolo, tutta questa zona del litorale Tirreno era ancora primitiva, popolata solo da una bellissima pineta selvaggia che sfumava verso il mare, con canneti ed una bassa vegetazione odorosa. Plinio, sedotto da questa atmosfera, costruì in questa zona la sua casa, convinse Galileo Chini a comprarsi un terreno ed anche Lorenzo Viani vi soggiornò spesso nelle “capanne di biodolo”. Nomellini in questo luogo aveva trovato ciò che rincorreva: il mare, la natura e la pace, dipingeva con il cavalletto posato sulla sabbia davanti al mare e “puliva i pennelli sulla corteccia dei pini”. Terminata la prima guerra, questa zona subì infauste alterazioni edilizie, così Nomellini si trasferì nuovamente a Firenze, a Poggio Imperiale, alternando diversi soggiorni a Capri, all’Isola d’Elba e ad Ischia.
Testi: Cecilia Iacopetti
© Studio d’Arte dell’800