Telemaco Signorini nasce a Firenze nel 1835 in una famiglia benestante, suo padre era pittore di genere alla corte del Granduca di Toscana. Svolge gli studi presso gli Scolopi dove conosce Giosuè Carducci e Diego Martelli e manifesta una particolare predilezione per la letteratura. In seguito alla morte prematura del fratello Egisto nel 1851, il padre spinge Telemaco verso lo studio della pittura e così il ragazzo comincia a far pratica presso lo studio paterno, lì conosce Vincenzo Cabianca anch’egli trasferitosi a Firenze appositamente per studiare pittura; parallelamente frequenta anche l’atelier di Gaetano Bianchi dove conosce Odoardo Borrani. Nel 1854 i tre i pittori cominciano ad abbandonare il chiuso degli atelier e si spingono fuori porta trascorrendo le giornate nella campagna fiorentina ed eseguendo piccoli quadri dal vero.
Grazie ai rapporti di lavoro privilegiati del padre, Telemaco Signorini è conosciuto sia negli ambienti delle famiglie nobili sia dell’alta borghesia ed anche delle comunità inglesi, e sono proprio questi ultimi nel 1855 ad essere i principali acquirenti dei suoi primi quadri di genere storico, stile che in questo periodo è molto in auge. Nello stesso anno decide di andare a vivere per conto proprio e inizia a frequentare il Caffè Michelangelo principiando quei noti e abituali incontri con altri pittori, appuntamenti che segnano un periodo memorabile nelle pagine d’arte.
Nel 1856, insieme a Vito D’Ancona, compie il suo primo viaggio nel nord d’Italia visitando Bologna, Modena, Mantova, Verona, Vicenza, Venezia e Milano; quando torna a Firenze realizza i quadri “Il ponte della Pazienza” e “Casa Goldoni” realizzati esasperando manifestamente il chiaro scuro e li espone alla Promotrice. Nel 1858 insieme al padre si reca nuovamente nel nord Italia e al ritorno fa una sosta a La Spezia, le opere prodotte in questo soggiorno ligure, come “Il merciaio di La Spezia”, riflettono una fase importante nella carriera di Telemaco altresì per i requisiti sostanziali di quella che viene definita pittura di macchia.
Dal 1859 al 1860 Signorini si arruola artigliere con Garibaldi, durante questa circostanza realizza numerosi schizzi e disegni raffiguranti quei momenti storici ed in seguito quelle impressioni si trasferiranno su cinque tele presentate alla Promotrice fiorentina del 1860; successivamente torna a Milano e poi si ferma nuovamente a La Spezia; questa seconda visita si caratterizza nell’esecuzione di quadri molto significativi come “Acquaiola a La Spezia” e “Pescivendole a Lerici nel golfo di La Spezia”.
Nel 1861 Telemaco, insieme a Cristiano Banti e Vincenzo Cabianca, parte per Parigi dove visita una mostra dei pittori della Scuola di Barbizon ed alcuni atelier come quello di Camille Corot; nell’estate dello stesso anno accompagna Diego Martelli nella sua casa di Castiglioncello, l’atmosfera ancora incontaminata dello splendido litorale toscano dà una sferzata decisiva all’impianto costruttivo dei suoi quadri – ne vediamo l’esempio nel “I pascoli a Castiglioncello” – e non solo: nei dieci anni successivi sappiamo che quasi tutti i pittori che frequentavano il Caffè Michelangelo sono ospiti a più riprese nella casa al mare di Martelli e che questi soggiorni, insieme alle gite alla Piagentina, segnano per loro un periodo magicamente fecondo.
Dopo la morte del padre nel 1862 Telemaco Signorini sente l’esigenza di dipingere nel suo territorio, si incontra spesso con Silvestro Lega e condividono le visite nella campagna di Piagentina alle porte di Firenze, il frutto di queste gite è nell’esecuzione di alcune delle sue opere più famose come “Sulle rive dell’Arno a primavera” e “I campagnoli in un giorno di festa”. Nel 1865 dipinge “Sala delle agitate al S. Bonifazio in Firenze”, tela tra le più celebri del pittore che viene vista anche da Edgar Degas recatosi a Firenze nel 1875.
“Sapete, secondo noi, l’arte grande qual’è? E’ quella che esige dall’artista non cultura storica né talento immaginativo, ma osservazione coscienziosa e esatta delle infinite forme e caratteri di questa natura, che vive contemporanea a noi” così scriveva Signorini nel Gazzettino delle Arti e del Disegno: ideato e realizzato nel 1867 insieme a Diego Martelli diventa congiuntamente sia strumento di critica e divulgazione artistica, sia – più o meno esplicitamente – manifesto programmatico della rivoluzione creativa macchiaiola.
Gli anni ’70 sono quelli che contrassegnano il prestigio e la popolarità di Telemaco Signorini e lo vedono recarsi spesso all’estero per partecipare ad esposizioni internazionali: nel 1870 viene nominato membro della giuria all’Esposizione Nazionale di Parma e premiato al Concorso di Paesaggio a Firenze con il quadro “Novembre”, l’anno successivo visita Napoli e nel 1872 espone diversi quadri all’Esposizione Nazionale a Milano; nel 1973 è premiato all’Esposizione Universale di Vienna con il quadro “L’alzaia”. Nell’estate dello stesso anno si reca a Londra con Giuseppe de Nittis e poi ritorna in Francia, dove incontra gli amici Boldini, Cecioni, Campriani e frequenta anche artisti francesi.
Nel 1881 si reca nuovamente a Londra e vi soggiorna più a lungo rispetto alla prima volta, visitando anche altre cittadine inglesi; ritorna in Inghilterra nel 1883, questa è la visita oltremanica che rappresenta il periodo di affermazione maggiore per il pittore: espone alla Royal Accademy e alla Grosvenor Gallery, vende quadri e conferma il suo successo.
Eppure la vita privata di Signorini non risulta brillante come la sua carriera, purtroppo è noto a tutti gli amici per il suo carattere intollerante e, verosimilmente, egli è conscio di questi suoi limiti; forse proprio a causa del vuoto affettivo della sua vita, nei primi anni del 1880 decide di accogliere sotto la sua tutela e protezione una bambina di nove anni, Irene Roppele, che ritroveremo ritratta in alcune splendide tele di questi anni. Dal 1881 Telemaco principia a trascorrere le estati a Settignano in provincia di Firenze, contemporaneamente a frequenti gite a Pietramala sul Monte Amiata e ad Arcola e Riomaggiore in Liguria; del 1882 sono i quadri e le acque forti che raffigurano il vecchio mercato rionale di Firenze.
Nel 1889 prende parte alla commissione della sezione italiana per l’Esposizione Universale di Parigi insieme a Boldini che ne è presidente, nel 1892 riceve l’incarico di insegnante di disegno all’Istituto Superiore di Magistero Femminile a Firenze, nel 1897 è giurato alla II Esposizione Internazionale d’Arte di Venezia.
Telemaco Signorini muore a sessantasei anni nella sua casa di Firenze, nel 1901.
Testi: Cecilia Iacopetti
© Studio d’Arte dell’800