Nato in provincia di Ravenna nel 1856, Torchi studia a Firenze sotto la guida di Lorenzo Gelati. Nel 1880 si trasferisce a Napoli, dove si trattiene per circa un anno, allievo di Alceste Campriani. Tornato a Firenze, stringe amicizia con Signorini, Lega, Cecioni, i fratelli Gioli e i Tommasi, orientandosi al postmacchiaiolismo.
A partire dagli anni Ottanta partecipa alle Promotrici fiorentine. Nel 1881 espone a Milano, nel 1883 a Roma, nel 1884 a Torino, nel 1888 a Bologna. S’intensificano i rapporti con l’ambiente artistico toscano: nell’estate del 1885 Torchi è per la prima volta ospite di Diego Martelli nella villa di Castiglioncello, dove lavora felicemente ad una serie di studi esposti alla Promotrice dello stesso anno. Dipinge nelle campagne del Gabbro insieme a Lega e, nel 1886, partecipa con sette dipinti alla Prima mostra livornese, insieme Lega, Fattori, Signorini, Ulvi Liegi, Angiolo e Ludovico Tommasi, Alfredo Muller.
Paesaggista e autore di quadri di genere eseguiti all’aperto, dai colori delicati e armoniosi, prende parte alle Biennali veneziane, ininterrottamente, dal 1897 al 1914. Nel 1897 vi presenta “Effetto di crepuscolo”, nel 1899 “Crepuscolo toscano”, nel 1901 “Mattino di settembre”, nel 1905, “Paesaggio”, nel 1907 “Tramonto autunnale”. Espone i suoi quadri anche all’estero, a Parigi, Londra e Monaco di Baviera.
Nel 1889 compie un importante viaggio a Parigi, si avvicina al divisionismo (abbandonato dopo il 1896) e si interessa a Degas, Manet, Pissarro, Renoir. Il viaggio prosegue a Londra, con la scoperta di Constable dei Preraffaelliti. Nel 1890-91 alla Promotrice fiorentina presenta “Impressione di un mercato”. Durante il soggiorno genovese del 1891 nascono le prime opere compiutamente divisioniste: “Pergolato” e “Giardino con casa”.
Nei tardi anni Novanta il tessuto divisionista tende ad attenuarsi in favore di una pennellata larga e omogenea. Torchi avvia così l’ultima fase della sua attività, vent’anni circa, caratterizzati da un’intensa attività espositiva e da una produzione cospicua anche se priva di sostanziali novità. Moltissime sue opere sono state raccolte a Massa Lombarda da Giuseppe Rangoni. A Palazzo Pitti sono conservati “Ritratto di signorina”, “La risaia di Massa Lombarda”, “Il Gabbro” e “Autoritratto”.
Testi: Gioela Massagli
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